sabato 29 marzo 2014

The Wanderer di Bliss e Dunning, 1969


The Wanderer
A cura di T.P. Dunning e A.J. Bliss
Methuen and Co. Ltd, London, 1969, pp. 140
Brossura


Il testo
La Wanderer è un testo che contiene un’edizione critica del poema in antico inglese The Wanderer (Il Vagabondo), curato da due ex studenti di Tolkien, T.P. Dunning e A.J. Bliss. Un antico poema conservato in un’unica copia all’interno del codice Exeter risalente al secolo X, ed è “la meditazione di un esule solitario sulle glorie passate, dei tempi in cui era un guerriero al servizio del proprio signore, sulle difficoltà del presente e sui valori della sopportazione e della fede nel Signore celeste”.

A.J. Bliss è “legato” a Tolkien dal 25 ottobre 1946, data in cui il giovane inizia il Bachelor of Letters (B.Litt.)su un soggetto del medio inglese, Sir Orfeo: Introduction, Text, Commentary and Glossary, supervisionato da Tolkien e confermato il 19 gennaio 1947. Un testo che nel 1954 è pubblicato nella collana di The Monographs Committee di cui Tolkien è membro.

Mentre di Dunning, Tolkien diventa suo supervisore il 17 ottobre 1952 per una tesi sull’antica letteratura inglese omiletica (come l’Ancren Riwle).


Tolkien
Tolkien tiene una lezione sull’Old English Minor Poems, il martedì e il giovedì alle ore 12.00 nella Examnation Scholls, a partire dal 14 ottobre 1930. Tra queste, figura anche The Wanderer. Nell’autunno del 1941, invece, ne tratta in una risposta data a W.J.B. Owen dell’University College di Bangor, nel Galles del nord, che ne chiedeva notizie. Lo stesso che il 1 ottobre 1947, invia allo stesso Tolkien delle note, probabilmente su questo termine, in modo che le potesse visionare prima della pubblicazione. E il 29 settembre 1950, Ida Gordon, vedova di E.V. Gordon, ne scrive a Tolkien citando anche The Seafarer con l’intento di proseguire il lavoro del marito e renderli in una forma definitiva. [Christina Scull e Wayne G. Hammond, J.R.R. Tolkien. Companion and Guide, vol. I, Chronology, HarperCollins, 2006, pp. 154; 25; 323; 368]

Gli autori citano Tolkien a pagina 94, nota 3 “See J.R.R Tolkien, ‘Ofermod’, Essays and Studies (1953) 13-18”.

Il riferimento è al significato della parola Ofermod presente nel frammento di 325 righe di un poema in antico inglese conosciuto come The Battle of Maldon (La battaglia di Maldon). Alla riga 89b compare la parola ofermōde che, anche se si può tradurre letteralmente ‘over-heart’ (avere troppo cuore), la si potrebbe tradurre anche con ‘orgoglio’ o ‘eccesso di coraggio’ (cfr. lo svedese övermod o il tedesco Übermut). Secondo J.R.R. Tolkien il poema è un'elegia di una terribile perdita, ed il monaco autore pone la causa della sconfitta nel peccato di superbia del suo comandante, ipotesi rafforzata dal fatto che ofermōd viene usato in ogni altra opera per indicare la superbia di Satana.

[Robert Rorabeck, Tolkien's Heroic Criticism: A Developing Application Of Anglo- Saxon Ofermod To The Monsters Of Modernity. 2003. Tesi, Florida State University]