mercoledì 14 gennaio 2015

Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien tradotto in cornico, edizione 2014


La grandezza di un autore è misurabile anche da imprese come questa. Lo Hobbit, il classico di Tolkien pubblicato nel 1937 è stato tradotto in oltre cinquanta lingue e quando parlo di grandezza, mi riferisco al fatto che, l’ultima, in ordine cronologico, è quella che qui presento tradotto da William in cornico, una delle lingue brittoniche che, secondo un censimento inglese, è la lingua principale di 557 persone, di cui 464 residenti in Cornovaglia.


An Hobys, pò An Fordh Dy ha Tre Arta
di J.R.R. Tolkien
Traduzione di Nicholas William
Evertype 1° ed. 25 ottobre 2014, pp. 282
Illustrazioni interne di J.R.R. Tolkien
Illustrazione di copertina di J.R.R. Tolkien
Rilegato


La lingua: il Cornico

La lingua cornica, che utilizza l’alfabeto latino, è una lingua che, secondo la classificazione di Ethnologue, appartiene alla lingua brittonica (Lingue indoeuropee > Lingue celtiche > Lingue celtiche insulari > Lingue brittoniche > Lingua cornica) parlata in Cornovaglia, Regno Unito. Le lingue brittoniche (gallese e bretone, ancora parlate) sono una delle due branche della famiglia del celtico insulare (parlato cioè nelle Isole Britanniche) che devono il loro nome al latino Brittónes (Britanni dell'Antichità e dell'Alto Medioevo), utilizzato per distinguere le popolazioni autoctone dagli anglo-sassoni. Secondo Wikipedia, originariamente era una varietà meridionale del gallese, che cominciò a differenziarsi nel VI secolo allorché s’interruppe il continuum linguistico con il Galles anche se le prime attestazioni di questa lingua risalgono all'XI secolo.


La lingua cornica, ha visto un periodo antico, tra l’XI e il XII secolo, attestato da glosse e antroponimi; uno medio, tra il XIV e il XVI secolo, attestato da testi religiosi e drammi sacri; e uno tardo, nel XVII secolo, attestato solo negli scritti di Nicholas Boson (1624-post 1670). Nel XIII secolo ha registrato un lungo processo di arretramento verso ovest fino al XVIII secolo, quando raggiunse le terre vicino al fiume Tamar, per poi estinguersi nel 1777, con la morta dell’ultima madrelingua, Dolly Pentreath. Vede una revitalizzazione nel corso del XX secolo.


Tolkien conosceva molto bene questa lingua e di sicuro avrebbe gioito come autore, nell’apprendere che questa è stata utilizzata per il suo libro, e come professore avrebbe visto con interesse l’utilizzo.

Nel saggio Inglese e Gallese pubblicato in Il medioevo e il fantastico, si legge:

«Nella vita di San Guthlac di Felix di Crowland (inizio dell'VIII secolo), il britannico è la lingua dei diavoli. L'attribuzione del britannico ai diavoli e la sua descrizione come cacofonico hanno poca importanza. L'accusa di cacofonia è normale, soprattutto da parte di chi è dotato di scarsa esperienza linguistica, contro qualsiasi lingua che non sia familiare. Più interessante è il fatto che si desse per scontata la capacità di capire il «britannico» da parte di alcuni inglesi. Senza dubbio il britannico fu scelto come lingua dei diavoli più che altro perché era l'unico vernacolo straniero che un inglese potesse conoscere, o almeno riconoscere.
In questa storia troviamo l'uso del termine «britannico». Nella versione anglosassone della Vita compare l'espressione Bryttisc sprecende. Senza dubbio è dovuta in parte all'influenza latina. Ma Brettas e l'aggettivo brittisc, bryttisc, furono usati in tutto il periodo dell'antico inglese come equivalenti di Wealas ( Walas) e wielisc (waelisc), cioò del modeno Welsh [gallese], anche se comprendeva pure la lingua della Cornovaglia. Talvolta i due termini sono combinati in Bretwalas e bretwielisc. Nella moderna Inghilterra l'utilizzo si è confuso in maniera disastrosa a causa della malefica interferenza del governo, con il solito scopo dei governi: l'uniformità.»

L’originale è:

«In Felix of Crowland's life of St Guthlac (referring to the beginning of the eighth century) British is made the language of devils. The attribution of the British language to devils and its description as cacophonous arc of little importance. Cacophony is an accusation commonly made, especially by those of small linguistic experience, against any unfamiliar form of speech. More interesting is it that the ability of some English people to understand 'British' is assumed. British was, no doubt, chosen as the language of the devils mainly as the one alien vernacular at that time likely to be known to an Englishman, or at least recognized by him.
In this story we find the term 'British' used. In the Anglo-Saxon version of the Life the expression Bryttisc sprecende appears. This no doubt is partly due to the Latin. But Brettas and the adjective brittisc, bryttisc continued to be used throughout the Old English period as equivalents of Wealas (Walas) and wielisc (waelisc), that is of modern Welsh, though it also included Cornish. Sometimes the two terms were combined in Bretwalas and bretwielisc.

In modern England the usage has become disastrously confused by the maleficent interference of the Government with the usual object of governments: uniformity.»


Il traduttore: Nicholas Williams
Nicholas Williams è Fellow della Linnaean Society of London e ha ricevuto il titolo di socio onorario dell'Associazione dei traduttori irlandesi e Interpreti per il suo Nuovo Testamento in Cornico. Ha tradotto molti libri, tra questi in gaelico Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie (2003) e Lo Hobbit (2012).

Qui maggiori info sul traduttore.


L’incipit del primo capitolo in cornico

«Yth esa hobys tregys in toll i’n dor. Nyns o hager-doll plos ha glëb, lenwys a dharnow bùluk hag a dhrog-saworen lisak. Nyns o va toll sëgh tewesek lobm naneyl, heb tra vëth ino dhe sedha warnodho na dhe dhebry. Toll hobys o, hag yma hedna ow styrya confort.»


«In una caverna sotto terra viveva un hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.»


Info

An fantasy meurgerys-ma a vydn plêsya redyoryon a bùb oos. Yma an lyver ow terivas an story a hobys gelwys Bylbo Baggyn, neb yw scubys in kerdh wàr viaj heb y wetyas gans Gandalf pystrior ha company a dredhek corr. Whedhel yw an Hobys a aventurs pygus gwrës gans bagas a gorras usy ow whelas owr in dadn with a dhragon. Coweth oll a'y anvoth gansans i'n whelas peryllys-ma Bylbo Baggyn, hobys heb uhelwhans ha rës dhe gonfort, a vydn sowthanas pùbonen ha'y honen kefrës der y injyn ha'y skentoleth avell lader nos. In mesk y aventurs y hyller bos reknys metyansow gans trollow, bùckyas, corras, elvow ha kefnys cowrek, kescows gans Smawg, an dhragon, ha presens anvodhek in Batel an Pymp Ost. Bylbo Baggyn re gemeras y le in mesk an persons dyvarow a lien an flehes.


Anche le mappe, come le illustrazioni, presentano le didascalie e i riferimenti in cornico.


Nel testo anche un piccolo vocabolario.