venerdì 28 febbraio 2014

Goblin Feet di Tolkien in Oxford Poetry 1914-1916


Goblin Feet
di J.R.R. Tolkien
in Oxford Poetry 1914-1916
1st ed. 1917, pp. 191
B.H. Blackwell, Oxford
Rilegato


Note
Contiene la poesia Goblin Feet a pagina 120-121. Si tratta della prima “opera” di Tolkien pubblicata.

Questa poesia è stata pubblicata per la prima volta nell’edizione di Oxford Poetry del dicembre 1915, stampato in 850 copie. Successivamente nelle due impressione del gennaio e nell’agosto 1916.

Questa poesia compare anche in Fifty New Poems for Children del 1922 e 1924 e in The Open Door to poetry del 1931.


Al contrario dei precedent volumi, il nome è scritto correttamente anziché “Tolkein”


Notizie aggiuntive su questo volume appaiono nello Hobbit Annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani 2004, 2° edizione.

“Gli animaletti indicati al terzo rigo sono pipistrelli. I leprechauns (piccoli maghi), gli gnomi e gli orchi in questa poesia sembrano essere familiari un tipo di fatine. Nel primo volume della History, The book of Lost Tales Part one, Christopher Tolkien sottolinea (p.32) che nel 1971 suo padre disse di "Goblin Feet", "spero che tutte le piccole cose brutte che sono emerse (subito dopo) il mio ritorno, possano essere dimenticate per sempre”. La frase “subito dopo” va considerata con attenzione, nella tarda metà degli anni ‘30 Tolkien incluse la poesia in una sua raccolta (mai pubblicata), ed elementi concernenti il canto e la danza degli Elfi appare ne Lo Hobbit. Sembra che il disgusto di Tolkien per questa poesia e il tipo di esseri che essa descrive, possa essere datato probabilmente nella tarda metà degli anni '30, all'incirca quando è avvenuta la prima pubblicazione de Lo Hobbit ed è stato avviato il lavoro del Signore degli Anelli.”


E ancora Anderson, riferendosi alla poesia che appare nel Capitolo 19 “L’Ultima tappa” che inizia con “Sempre, sempre le strade vanno avanti..” e ai diversi stati d’animo che assalgono Bilbo scrive che “nel primo capitolo del Signore degli Anelli leggiamo altri versi simili. Questi però esprimono l’ansia del ritorno a casa, quelli invece più l’inquietudine e la smania di iniziare un viaggio. Sono recitati da Bilbo, quando lascia per l’ultima volta Casa Baggins:

La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedialati
Sin all’incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.

Nel terzo capitolo del Signore degli Anelli Frodo ripete questi versi cambiando i “piedi alati” del quinto verso in “piedi stanchi” [n.d.t.: nelle edizioni italiane precedenti al 2003 il cambiamento non compare].
In uno degli ultimi capitoli de Il Signore degli Anelli (“Molte separazioni”),” Anderson scrive che “Bilbo recita una versione molto diversa, dimostrando ora un forte desiderio di lasciare ad altri il compito di camminare:

La Via prosegue senza fine
Lungi dall’uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Presto, la segua colui che parte!
Cominci pure un nuovo viaggio,
Ma io che sono assonnato e stanco
Mi recherò all’osteria del villaggio
E dormirò un sonno lungo e franco.


L’ispirazione per questi versi può essere venuta a Tolkien dalla poesia intitolata “Romance” di E.F.A. Geach, che in Fifty New Poems for Children: An Anthology Selected from Books Recently Published by Basil Blackwell (1922) appare immediatamente dopo la ristampa della poesia di Tolkien “Goblin Feet”:


ROMANCE
dI E.F.A. GEACH

Dietro il Prossimo Angolo e nella prossima strada
L’Avventura ti attende.
Oh, chi può dire cosa potresti incontrare
Dietro il prossimo angolo e nella prossima strada!
Può la forse vita essere altro che dolce
Quando tutto è pericoloso e nuovo
Dietro il prossimo angolo e nella prossima strada?
L’avventura ti attende.

GOBLIN FEET
di J.R.R. Tolkien

I AM off down the road
Where the fairy lanterns glowed
And the little pretty flittermice are flying :
A slender band of grey
It runs creepily away
And the hedges and the grasses are a-sighing.
The air is full of wings,
And of blundering beetle-things
That warn you with their whirring and their humming.
O ! I hear the tiny horns
Of enchanted leprechauns
And the padding feet of many gnomes a-coming

O ! the lights : O ! the gleams : O ! the little tinkly sounds :
O ! the rustle of their noiseless little robes :
O ! the echo of their feet — of their little happy feet :
O ! their swinging lamps in little starlit globes.

I must follow in their train
Down the crooked fairy lane
Where the coney-rabbits long ago have gone.
And where silverly they sing
In a moving moonlit ring
All a-twinkle with the jewels they have on.
They are fading round the turn
Where the glow-worms palely burn
And the echo of their padding feet is dying !
O ! it's knocking at my heart—
Let me go ! O ! let me start !
For the little magic hours are all a-flying.

O ! the warmth ! O ! the hum ! O ! the colours in the dark!
O ! the gauzy wings of golden honey-flies !
O ! the music of their feet — of their dancing goblin feet !
O ! the magic ! O ! the sorrow when it dies.

J. R. R. TOLKIEN

(Exeter)