martedì 28 ottobre 2008

La Realtà in Trasparenza - Lettere 1914-1973, edizione Rusconi firmato da Piero Crida



La Realtà in Trasparenza: Lettere 1914-1973
di J.R.R. TOLKIEN
A cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien
Traduzione: Cristina De Grandis
Edizione: Rusconi Milano, 1990, pagg. 520
Copertina di Piero Crida
Rilegato con sovraccoperta

Il libro è firmato da Piero Crida.



Note
Il libro è stampato in due edizioni che differiscono solo nella sovraccoperta. Oltre al presente, con la copertina di Piero Crida, vi è un'ulteriore edizione, sempre del 1990, con la sovraccoperta disegnata da Luca Michelucci. Entrambe però riportano a pagina 4 "Prima edizione novembre 1990" ma alla pagina 520 si legge "Finito di stampare nell'ottobre 1990 da La Tipografia Varese"

Note di copertina
Francia, fronte della Somme, marzo 1916. Truppe britanniche sono acquartierate fra casematte e trincee fangose. A intervalli imprevedibili fischiano le granate, imperversano i proiettili. È un triste pomeriggio piovoso; un ventiquattrenne ufficiale dell'XI° fucilieri del Lancashire ha letto vecchi appunti di lezioni militari, ed è già stufo dopo un'ora e mezza. Tralasciata quell'occupazione frivola, si dedica a qualcosa di serio: ritocca e perfeziona un linguaggio di sua invenzione, la lingua delle fate. Dell'evento, più importante dei proiettili d'artiglieria, dà notizia in una lettera alla fidanzata.Quell'ufficiale segnalatore è, naturalmente, John Ronald Reuel Tolkien, e della saggezza che lo spinge continuamente a lasciare da parte le faccende puerili e un po' goffe, la politica, gli affari, la vita mondana, per tornare a realtà autentiche e perenni, gli elfi, le fate, gli alfabeti fantastici, i poemni d'amore, queste pagine sono inesauribile testimonianza. Eccolo nel 1914, durante una visita molto noiosa al rettore dell'Exteter Colege di Oxford, fuggir via nella pioggia e correre a casa, ai suoi libri; rieccolo nel 1938, al tempo dei patti di Monaco, quando in Inghilterra d'altro non si parla se non di Hitler e del ben riuscito appeasement, preoccupatissimo per l'effige mal riuscita di Mr. Baggins in un'illustrazione per Lo Hobbit.E qui rinasce il solito interrogativo. Si crede abitualmente che gli inventori di mondi paralleli siano tanto più distinti signori normalissimi e un po' grigi quanto più il mondo nato dalla loro fantasia è eccentrico. Tolkien no: leggiamo le sue lettere, e ci accorgeremo che nella sua vita di professore gentile e sereno, di accademico coltissimo e puntuale, di gentleman refrigerante, di nonno delizioso, si nasconde un segreto. Leggiamo e vedremo, forse in trasparenza, che ogni pagina, ogni riga può essere decifrata in vista di quel segreto.Sbaglia però chi pensa a J.R.R. personaggio della Terra-di-Mezzo: quello è il porto della fantasia, e come ogni porto finisce per essere autonomo. «Io in realtà», scrive Tolkien ad Amy Ronald nel 1969, «non appartengo alla storia che ho inventato, e non voglio appartenervi.» Il suo è un altro mondo, dunque, pur se non è il nostro. Ma quale?
Quirino Principe

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